Tempo fa avevo parlato di alcune metodiche per il potenziamento particolarmente utili agli sport che prevedono una lotta in piedi fatta di percussioni (striking), ora ne torno a parlare esponendovi uno studio risalente al 2004, condotto da dei ricercatori italiani.
Lo studio in questione è il seguente
Prima di iniziare a dire come Villani e colleghi fecero eseguire questo test (SoK test), occorre definire il metodo a contrasto: “Consiste nel passare da un gesto che richiede un certo impegno neuromuscolare (carico minimo consigliato = 80% 1RM) come potrebbero essere ad esempio le distensioni su panca piana con bilanciere, che ritengo essere il vero motore di tutta la forza dell’upper body, seguito da un’esercizio di forza esplosivo-elastica (potrebbero essere d’esempio tutti i vari tipi di piegamenti pliometrici) al gesto specifico di gara, quindi dei pugni o calci al sacco, oppure ai vari focus/pao. Alle volte non si utilizza l’esercizio intermediario e dall’esercizio iniziale di forza sub-massimale o massimale, in questo caso la panca piana, si passa direttamente al gesto specifico di gara. In ogni caso ritengo che la cosa più importante da tenere a mente sia la seguente: per un transfert ottimale si passa sempre dal più difficile al più semplice”[1]. Villani et al., si prefissarono l’obiettivo di rendere più rapidi i calci di alcuni praticanti di Taekwondo e per far ciò presero spunto dagli stundi condotti da un personaggio storico nel mondo dell’allenamento, il Prof. J. V. Verchoshanskij.
Come scritto nello studio e mostrato nella figura sopra, trattandosi di tecniche di calcio, quindi arti inferiori, venne usato lo squat come esercizio di forza, ma prima andiamo a conoscere le cavie.
Numero atleti: 10 Età media: 21 anni (15-27) Peso medio: 68 kg (58-78) Altezza media: 170 cm (160-180) Sport: Taekwondo Anni medi di pratica: 9 (5-13) Livello sportivo raggiunto: dai regionali a gare internazionali
Prima di questo momento i dieci praticanti di taekwondo non avevano mai allenato in maniera impegnativa le gambe, quindi appresero questo gesto tecnico in 6 lezioni dedicate appositamente ad esso, spalmate su 3 settimane. Poi, nell’ultimo di questi allenamenti, venne calcolato (indirettamente) il carico massimale di ogni singolo atleta (1RM).
L’apparecchiatura specifica era la seguente: ergotester, apparecchio elettronico collegato ad una piattaforma avvolta attorno ad un comune sacco da pugilato (“piezoelectric cell platform”) e delle fotocellule disposte alla destra e alla sinistra dell’atleta, posizionate un metro prima del sacco (figura sotto).

Dalla settimana seguente ebbero inizio per ogni atleta gli allenamenti basati sul metodo a contrasto. Dopo un breve ma sufficiente riscaldamento tutti e 10 gli atleti seguivano il loro protocollo di allenamento.
4 calci circolari (gamba dietro) dx 4 calci circolari (gamba dietro) sx → calcolo valori medi tramite le apparecchiature elettroniche 20 minuti di recupero Squat: 2 serie x 4 ripetizioni (80% 1RM) 4 minuti di recupero Il tutto eseguito per una seconda volta
Per assicurarsi della validità del test, vennero svolte altre due sessioni di lavoro identiche a quella riportata sopra, distanti 4 giorni una dall’altra, in modo da garantire un corretto recupero.
N.B: in questo caso è assente l’esercizio intermediario, si utilizza solo del lavoro specifico e rapido (calci circolari) e un’alzata di forza (squat).
Risultati
I calci post squat sono stati più rapidi, a seconda della gamba e dell’affaticamento, del 17-13-17 e 11% rispetto a quelli eseguiti prima dello squat.
Tuttavia, come accennano gli stessi ricercatori, con atleti più rodati per quanto riguarda l’uso dei sovraccarichi, con uno schema motorio migliore e con dei carichi più alti, molto probabilmente i risultati sarebbero stati ancora superiori (forse più del 20%).
Insomma… siete ancora convinti che i pesi facciano male?
Per ulteriori esempi di metodo a contrasto e potenziamento per i fighters vi rimando al solito articolo: Metodi di potenziamento per gli sport da combattimento e le arti marziali e per capire qualcosa di più sulle capacità condizionali: Capacità condizionali e coordinative: iniziamo a conoscerle.
Bibliografia
Villani R. et al. – Increase of the specific rapidity in the Tae-Kwon-Do through a contrast method (2004)
1 Cravanzola E. – Metodi di potenziamento per gli sport da combattimento e le arti marziali (2015)
Fa piacere vedere che è stata riportata una nostra vecchia ricerca, ma credo che ci siano diversi errori di sintesi, in quanto sono stati “mixati” due-tre lavori insieme. Michele Distaso UIPASC
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Ciao! Mi permetto di tarti del tu, anche a me fa molto piacere vedere che queste mie righe siano arrivate addirittura fino ad uno dei ricercatori. Potresti cortesemente essere più chiaro?
Io ho riportato qualche dato del lavoro (online si trova il pdf), traducendo l’indispensabile, quali sarebbero i due-tre lavori mixati insieme?
Grazie
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